L’ORA DI LEZIONE

 Massimo Recalcati, L’ora di lezione, Einaudi, pagine 151

Impossibile insegnare tutto il sapere?

A CHI: a coloro che hanno smesso di credere nel potere formativo della lezione a scuola.

PERCHE’: per ricordare che insegnare significa interpretare un desiderio fondamentale, il desiderio di sapere, il desiderio di inseguire incessantemente l’ignoto.

IL LIBRO: Innanzitutto è scritto con appassionata intelligenza che non si scompone, anzi corre fluida e senza imbarazzi nel premere il tasto delicato del piacere dell’insegnare in questi tempi di particolare malessere per la scuola. La lettura della funzione, del ruolo dell’insegnamento si sofferma soprattutto sull’analisi delle dinamiche psichiche e relazionali che stanno asfissiando, più di prima, chi insegna con pressanti e impropri carichi come consolare le pene, ascoltare gli sfoghi, accudire le solitudini, comprendere le emozioni, indicare le regole, le leggi, guidare gli spaesamenti. Una lucida disamina delle meccaniche che stanno dietro al depotenziarsi del ruolo dei genitori, del vuoto verticale creatosi intorno ai figli e alle figlie fa da sfondo a importantissime riflessioni su ciò che l’insegnante è chiamata/o a fare per lasciare un segno, per formare e trasformare: non fare da genitore, non da confessore, non da psicoterapeuta ma fare il docente che trasporta l’incontro su di un differente livello e cioè il piano del sapere che, appunto, coloro che insegnano impersonano con il proprio stesso corpo, con lo stile comunicativo, con la voce.

Solo durante l’ora di lezione il corpo del docente invoca il sapere, il suo desiderio, senza il quale nessun segno si lascia in chi dovrebbe imparare, perché senza coinvolgimento passionale si perdono le tracce del potere della lezione. Si ricordi che si ha piacere di sapere, si cerca il sapere, sempre, pur con la consapevolezza che il sapere ha un limite, non può essere saputo nella sua interezza. Non si può letteralmente sapere tutto e questo lo insegna proprio il docente che seduce, porta a sé le alunne e gli alunne per poi deviarli verso il sapere delle cose, del mondo, degli altri.

Il docente ama il sapere e trasferisce il sentimento ai suoi alunni/e con tutte le mancanze, le fratture del sapere stesso. Questo avviene durante l’ora di lezione, si può far diventare gli studenti anche amanti dello studio, se si vuole. E ciò in barba a tutti gli strumenti tecnologici di questa terra che possono supportare la lezione ma mai sostituire il rapporto contagioso che solo un corpo sapiente e vivo può costruire. E’ uno spreco perdere un’ora di lezione, quel recinto in cui il sapere si diffonde “per testimonianza” dell’amore che il docente prova per il sapere stesso, verso cui apre orizzonti, li apre ma non li riempie, non li colma. Perché è impossibile sapere tutto, è impossibile insegnare tutto. Chi ama tuffarsi in una sfida del genere, legga questo libro.

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Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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Una risposta

  1. Annarita e Giovanni ha detto:

    L’amante, l’amato, l’amore. Quale dovrebbe essere centrale di questi tre attori il ruolo o la parte nella didattica scolastica sembra quasi scontato per Lacan e i Lacaniani. Protagonista è la relazione dialettica “Tridimensionale” con la T maiuscola, tanto è vera tanto “trina”, scaturigine di ogni percorso umano dall’origine. Nella scuola delle tre “i”, impresa, informatica, inglese, di impostazione berlingueriana prima(modernista) e gelminiana dopo (pragmatico-utilitarista), il pensante, il pensato e il pensiero diventano materiale composito, come il bitume stradale, per carità utilissimo, ma che tutti possono calpestare nella sua dimensione orizzontale, supina. Il libro apre orizzonti, li disvela li riscopre restituendo a tutti noi spazi di libertà e respiro dignitoso. Dalla scuola di Edipo-Narciso (Epimeteo-epimeteica) alla scuola di Telemaco (Prometeo-prometeica) il passo non potrà mai essere breve, perché il “peso di ieri”, “il deserto cresciuto” pesa sulle nostre spalle, ma il vaso di Pandora ce lo ha insegnato: la Speranza è l’ultima a fuggire!

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