INTERVISTA A VALERIO TIRRI: MISURARE LA FEBBRE DIGITALE

Valerio Tirri è nel mondo informatico da sempre. Ha trasformato una passione in professione ed attualmente lavora in una grande internet company italiana.

 

Cristiana La Capria

Finalmente riusciamo a intervistare uno della nostra banda di Racconti di Scuola, l’unico uomo tra noi: il nostro cyber capitano dei linguaggi elettronici. Per questo, subito a te una prima domanda: secondo la tua esperienza si può dire che le femmine siano meno portate per le tecnologie informatiche dei maschi?

 

 

Valerio Tirri

Se parliamo di attitudine io penso proprio di no, se parliamo di interesse allora, forse. In Italia l’informatica digitale ancora non attira molto il mondo femminile ma quelle che sono immerse in questo ambiente possono tranquillamente fare invidia a qualsiasi tech-maschietto. Come ad esempio Ilaria Giannattasio romana, grafica, Web Designer e Tech-Blogger dal 2007 la quale cura il suo blog con notizie e suggerimenti veramente interessanti, infatti la seguo da diversi anni. Oppure Manuela Lavezzari, marketing manager di ASUSTeK Italy, che  ha dato vita a Bloggirl.it, il nuovo tecno-blog di ASUS Italia dedicato interamente alle donne. Ma questi sono solo due esempi.

 

 

C. La C.

A noi docenti dicono che la didattica tradizionale sia ormai morta. I giovani sono più avanti di noi nel reperire informazioni sul web, quindi non dovremmo più insegnare la conoscenza, che è ormai a disposizione di un clic, ma fare da guida alle loro esperienze. Sei d’accordo?

 

 

V.T.

A mio parere, i giovani hanno acquisito una certa capacità di sintesi come conseguenza di una lettura più veloce, ma è anche vero che spesso lo strumento internet diventa una “protesi” che impedisce talvolta di produrre sforzi nel reperire informazioni e svolgere approfondimenti penalizzando un certo allenamento mentale (una volta si andava in biblioteca, da una persona molto preparata, ecc.). Sono d’accordo sul fare da guida. L’insegnante dovrebbe far capire loro il significato delle loro esperienze in relazione alle materie studiate. Non sono due mondi diversi ma devono essere uno il supporto dell’altro. In fondo la conoscenza dovrebbe servire a vivere meglio e fare meno danni possibile. Direi che sarebbe senz’altro utile indirizzare i giovani sul dove reperire informazioni di qualità.

 

 

C.La C.

Mi viene da chiederti ancora a questo proposito se pensi che la lettura in Internet sia più frammentaria e dispersiva di quella che facevamo noi avendo tra le mani un libro.

 

 

 

V.T.

Le informazioni in rete sono tantissime e spesso frammentarie e dispersive. E’ vero. Per questo è necessaria una guida. Quando si fa una ricerca spesso si va a finire su wikipedia. Ma siamo sicuri sull’informazione che andiamo a leggere ( scritta dagli stessi utenti) siano complete? E imparziali? Parlo della qualità, non tanto della veridicità. Insomma sarebbe il caso anche  di far capire le fonti oppure lo studio che c’è dietro al contenuto di una enciclopedia oppure di un specifico libro di testo.

 

 

C. La C.

I social network: mi diresti due lati positivi e due lati negativi di questa diffusissima pratica di socializzazione?

 

 

V. T.

Lati positivi: rapidità di aggiornamento e di diffusione delle notizie in realtime; miglioramento della comunicazione fra le persone.

 

Lati negativi: sono racchiusi tutti nella perdita eccessiva di tempo dedicata esclusivamente ai rapporti virtuali penalizzando quelli reali; i SN dovrebbero essere anche un mezzo attraverso cui poi incontrarsi realmente. La perdita di tempo eccessiva può anche penalizzare il lavoro o  la famiglia e far diventare il SN una vera ossessione.

 

 

C. La C.

Si dice che le nuove generazioni, i cosiddetti “nativi digitali,” preferiscano comunicare digitando con i pollici i tasti veloci invece che usare la voce per parlare. Lo vedi un cambiamento positivo oppure no?

 

 

 

V. T.

I messaggi di testo facilitano la comunicazione ma anche l’approccio; con un messaggio di testo puoi comunicare in maniera rapida e veloce una informazione che risulterebbe magari troppo impegnativa con una chiamata vocale. E’ un altro modo di comunicare, si evitano eventuali pause imbarazzanti di una chiamata, si arriva subito al sodo e poi, non da meno, c’è l’effetto sorpresa/attesa che genera sempre un’emozione specialmente negli adolescenti. Quindi, per me, la risposta è sì.

 

 

C. La C.

Quale è la competenza digitale dei tuoi coetanei quarantenni?

 

 

V. T.

I personal computer fino a 15 anni fa circa erano relegati al mondo informatici, qualche patito dell’elettronica od a qualche curioso. Con l’avvento del web le cose sono cambiate. Il pc non era solo roba da cervelloni. Poi con la diffusione di contenuti e l’ideazione delle piattaforme software capaci di sfruttarne al massimo le potenzialità,  l’informatica è diventata appeal, semplice e per tutti. Questi cambiamenti sono stati molto rapidi negli ultimi tre lustri per cui la competenza digitale varia sostanzialmente tra i trentenni, i quarantenni, cinquantenni e cinquantacinquenni. I quarantenni sono quella generazione che per primi hanno cominciato a “subire” il digitale ma ritengo che, tirando le somme, se la siano cavata bene.

 

 

C. La C.

 

Tu, da padre, sei preoccupato all’idea che tuo figlio, navigando, possa facilmente imbattersi in siti che esibiscono violenza e pornografia? Che forma di controllo può essere utile attivare?

 

 

V. T.

Si, è un po’ l’incubo di qualsiasi genitore. Ritengo che sia sempre più difficile arginare certi “pericoli” della rete considerando anche la varietà di dispositivi con cui ormai ci si può connettere (tablet, smarthphone, console, ecc.). Faccio un piccolo elenco delle precauzioni di base che ho adottato:

– nessuna iscrizione ai social network fino all’adolescenza (dopo non si potrà più evitare);

– controllo su eventuali programmi di Istant Messaging (es. Skype). Rendere privati i profili;

– massimo livello di filtraggio applicato al motore di ricerca Google ( Max Safesearch ) ed a Youtube.

Inoltre è importante far capire ai figli, in maniera graduale, che ci possono essere determinati percoli in rete. Metterli in guardia dalle possibili minacce. Non bisogna essere riservati su questo. Io l’ho fatto.

 

 

C. La C.

Chi sta più in Internet che nel mondo concreto, ci perde o ci guadagna in termini di esperienze?

 

 

V. T.

Ci perde, senza dubbio. Ma questa è una considerazione di uno che rientra nella cerchia dei “vecchi” quarantenni. Mi ripeto, internet deve essere solo un mezzo.

 

 

C. La C.

E infine, una curiosità: tu che sei aggiornato, ci anticiperesti una innovazione digitale che a breve si insedierà nelle nostre vite?

 

 

V. T.

Le innovazioni digitali sono già insediate nelle nostre vite ma non sono sfruttate appieno. Parlo, ad esempio, del cloud computing, una tecnologia che permette ai contenuti di risiedere nella rete ed essere disponibili sempre e dovunque. Come anche dei tanti dispositivi elettronici connessi in rete (console, TV, elettrodomestici, videocamere, ecc). Dispositivi comandati a distanza che danno informazioni su cosa contengono, offrono o come stanno funzionando. Pensiamo a un frigorifero con sensori che comunicano quale prodotto stia finendo attraverso l’invio di un sms, oppure alle nuove smart Tv che si integreranno sempre più con applicativi web aumentando le possibilità di interazione con le trasmissioni e gli utenti. Insomma, ci sono mondi da approfondire. Molti.

 

Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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