VIVERE NON È UN GIOCO DA RAGAZZI

Serie Tv, 6 episodi, Rai Play, regia di Rolando Ravello, Italia 2023

 

-Il linguaggio indigesto –

 

 

 

A chi? A chi ha tredici anni e oltre, inclusi madri, padri e docenti. Anche nonni e nonne.

 

Perché? Per attraversare tutti i passaggi – velocissimi – che portano a ingoiare la droga sotto forma di pasticche, minuscoli cerchietti a colori con sopra incisi occhi e bocca sorridenti, meglio degli Smarties. E invece … tanto più è leggera la prima volta, tanto più è impietoso l’effetto delle successive.

 

La trama. Lele, diciotto anni, capelli scuri legati con l’elastico, alto, carino. Molto carino. E molto bravo a scuola; fa l’ultimo anno del liceo classico, apprezzato dalla gioventù dell’élite bolognese che ammira le sue perfette traduzioni dal greco. Lui che di soldi ne ha pochi, ma una famiglia solida, inizia a uscire con il gruppo dei ricchi. Innamorato di Serena, la più glamour della classe, asseconda la sua sete di pasticche e con la sua misera paghetta ne compra due, una la prova lui e una la regala a lei. Non smette. Così entra dentro il tunnel dello spaccio fino a che lui stesso vende una pasticca a Mirco, suo compagno di classe, che ci rimane secco. Il vortice delle conseguenze porta a ripensare altri linguaggi per dire la sofferenza

 

I temi. Le pasticche sono chiamate “paste”, un simpatico diminutivo che le imparenta alla pasta, nostro cibo quotidiano. Ma le paste, invece di nutrire, debilitano. Vengono ingerite come fossero ciliegie per allontanare il reale, per zittire i dolori della vita che poi, il giorno dopo, si fanno sentire più forti di prima. Ingoiare pasticche non è un problema, anzi addormenta i problemi. Ma poi arriva sempre l’indigestione. troppo facile smaltire il dolore con una specie di caramella. La morte di un coetaneo è uno schiaffo di realtà. Gli adulti sono presenti, sia i genitori sia gli insegnanti. Lavorano, e tanto, per fare luce sugli effetti abbaglianti di minuscole dosi di veleno e per educare all’uso della parola che aiuta a digerire meglio il dolore.

 

Lo stile. La serie porta con garbo un tema attraverso un discorso che non condanna, ma fa sentire addosso il peso dell’insostenibile leggerezza delle “paste”.

 

Da vedere per capire a fondo il linguaggio delle nuove droghe, lievi e colorate, di cui tantissimi e tantissime fanno indigestione. E per imparare a parlare un linguaggio nutriente e complesso: le relazioni d’amore.

 

 

 

 

Cristiana La Capria

Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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Una risposta

  1. Mao ha detto:

    Concordo: la serie è fondamentale per una visuale ravvicinata dei disagi giovanili. Grazie

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