MOUN

A marzo la classe 2^B ha assistito, insieme a tutte le altre classi seconde della scuola media Matteo Ricci di Milano, allo spettacolo “Moun. Portata dalla schiuma e dalle onde” al teatro Piccolo. Tutti hanno scritto delle recensioni valide, alcune valgono proprio la pena di essere lette. Ve le presento:

 

Un viaggio nell’oceano.

Lo spettacolo tratta di una bambina, Moun, che viene abbandonata da piccola dai suoi genitori perché sfugga alla guerra. Viene messa in un cestello di canne di bambù e così attraversa tutto l’oceano.

La bambina, dopo essere approdata su una spiaggia, viene accolta da una famiglia; dopo un po’ di tempo ha tre fratellini dai genitori adottivi e così si ritrova in una famiglia di quattro bambini e due genitori.

Successivamente alla bambina viene annunciato dai genitori adottivi di essere stata trovata sulla spiaggia perché lei, fino a quel punto, non ne è al corrente.

A me, di questo spettacolo, ha colpito maggiormente la scena in cui la mamma e il papà spiegano alla loro figlia che è stata adottata; mi ha colpito perché è una notizia molto forte da comunicare a una figlia ed è dolorosa, infatti poi lei si mette a piangere a dirotto.

Lo spettacolo è interpretato da una sola attrice che spiega la storia tramite dei pupazzetti che muove con le mani: lei è molto brava nel recitare più personaggi, anche se una sola attrice sul palco risulta stancante per gli spettatori.

Il palco è organizzato con lo schermo al centro dove vengono proiettate alcune scene della storia e dove l’attrice produce alcune ombre maneggiando dei pupazzetti.

Consiglio di andare a vedere questo spettacolo ai bambini di età compresa tra i tre e gli otto anni. Però, tutto sommato, è un bello spettacolo, che coinvolge e incuriosisce.

Se dovessi fare una valutazione darei 8 su 10.

Lorenzo Civitella

La bambina nella scatola di bambù.

Si narra di Moun, una bambina appena nata, concepita da una famiglia povera e in territori ostili.

I genitori decidono di metterla in una scatola di bambù e lasciarla in balìa delle onde, queste la porteranno dall’altra parte dell’oceano, dove una coppia decide di adottarla.

Moun avrà così una nuova vita, ma il segreto della sua provenienza sta per essere svelato…

La parte che mi è piaciuta di più è quando Moun scopre le sue origini e il suo stato d’animo cambia radicalmente.

L’attrice è stata molto brava, ma il testo interpretato non si addiceva alle sue capacità.

Il palco è dotato di due proiettori, ventuno sagome e quattro scenari, oltre ad un telo di stoffa su cui venivano proiettate le scene.

Non lo consiglio a nessuno (se non ad un pubblico tra i quattro e nove anni) perché la superficialità con cui sono state trattate le scene non ha permesso al pubblico di apprezzare appieno i messaggi racchiusi nel racconto. Come voto allo spettacolo do 4, perché è stato a mio avviso noioso.

Federico Mizz

Un oceano di speranza

Il racconto è tratto da un libro che narra di due genitori che, per salvare la vita della loro figlia di nome Moun, la mettono in una scatola di bambù e l’abbandonano alle acque dell’oceano, dove, al capo opposto di esso, c’è una famiglia pronta ad accoglierla con tanto amore. Quando Moun scopre l’orribile verità vuole far capire ai suoi genitori di essere viva e di non preoccuparsi.

Nello spettacolo la scena che mi ha colpito maggiormente è stata quando i genitori di Moun l’affidano al mare. In quel momento ho avuto un attimo di paura, ma anche di speranza, per il destino di Moun. L’attrice mi è piaciuta molto per come ha recitato e per come ha rappresentato lo spettacolo; tiene in mano delle sagome e con una luce le proietta su un telo rendendo così lo spettacolo più interessante e più piacevole da guardare.

Lo consiglio alle persone di tutte le età! Il mio voto da 1 a 10 è 11 perché ho apprezzato molto lo spettacolo che mi ha fatto riflettere sui problemi che hanno le persone povere o in guerra, obbligate a rinunciare alla propria vita per salvare quella degli altri.

Ruggero Tesoro

La scatola messaggera

La storia narra di una bambina, Moun, nata in un paese in guerra, e affidata al mare dai suoi genitori, nella speranza di una vita migliore e più sicura. A trovarla è una coppia innamorata, che la accoglie nella sua famiglia. Moun cresce allegra e spensierata per molti anni, giocando con i suoi genitori e fratelli. Quando però i suoi genitori adottivi le confessano di non essere i suoi genitori biologici e le raccontano la sua vera storia, Moun cerca in tutti i modi di avvisare i suoi veri genitori per dire loro che sta bene. Decide quindi di riempire la scatola in cui era stata lasciata dai suoi veri genitori con gli oggetti a cui teneva di più e di affidarla al mare…

La scena che mi ha colpito di più è quando Moun cresce, spensierata e allegra, giocando con la sua famiglia.

La recitazione è alternata a momenti in cui vengono priettate delle ombre su un telo; la ragazza che recita è molto brava, è riuscita a coinvolgere il pubblico con allegria e gioia. Anche le ombre sono molto belle ma ,secondo me, attraverso questa tecnica rappresentativa, non sono riusciti a trasmettere al pubblico il messaggio della storia.

La scenografia è molto bella e dettagliata. Le sagome sono bellissime.

Io consiglierei questo spettacolo ad un pubblico che frequenta la quinta elementare o al massimo la prima media, perché è uno spettacolo abbastanza leggero, ma allo stesso tempo simbolico e significativo. Mentre alle persone un po’ più grandi risulterebbe un po’ noioso.

Il mio voto per lo spettacolo è 7, perché la storia è bella, ma non mi è piaciuto il modo in cui è stata rappresentata.

 

Elena  Valgattar

 

Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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