SMETTO QUANDO VOGLIO

di Sidney Sibilia, Italia 2013

– SAPERE E’ POTERE? –

A CHI: a coloro che insegnano a scuola e vengono ripetutamente asfissiati/e da questa domanda: “ma sapere questa roba a che serve?”

PERCHE’: per apprezzare, sorridendo con amarezza, la capacità di disegnare un ritratto sconfortante del sapere in Italia e per insegnare ad amare il valore immateriale delle cose.

Il FILM: Molto ma molto amaro si presenta il tessuto sociale intrecciato da questo film. I protagonisti sono tutti laureati e talmente esperti nel proprio campo da diventare ricercatori universitari che fanno esperimenti, prove, test; sono sapienti che rischiano, che innovano il sapere, che inventano, che con il proprio ingegno portano avanti la baracca. Ma la baracca si è fermata, è così sgangherata che lascia a terra pure i laureati, non solo gli emigrati, gli operai non specializzati, gli esodati, ma anche loro, i giovani che hanno impegnato il proprio tempo sui libri e si accorgono di averlo solo sprecato: i nostri protagonisti, sette giovani ricercatori che hanno perso i vitali finanziamenti, per non rimanere in mezzo alla strada, si mettono a lavorare come lavapiatti o come benzinai al servizio di datori di lavoro africani e cinesi. Il profilo della situazione è accarezzato con garbo ironico che solleva sorrisi laddove scenderebbero soltanto lacrime. Fino a che arriva la soluzione, una vendetta che allude non poco a quella della più nota “banda degli onesti” che, al tempo, si ingegnò per mettere in circolazione denaro falso; la banda dei ricercatori, invece, mette in circolazione droga. Il Totò contemporaneo non fa il portiere di un palazzo ma l’ex ricercatore, vuole prendere per il sedere la stessa società che lo ha gabbato e così mette in piedi un gruppo di specialisti biologi, giuristi, economisti, antropologi che confezionano la pasticca perfetta, non ancora presente sul mercato, capace di fare sballare i clienti delle discoteche e soprattutto capace di gonfiare le loro tasche di soldi. Poi il meccanismo narrativo si inceppa e anche lo stile: non dico che ci aspettassimo dei nuovi Robin Hood che del denaro guadagnato facessero mezzi per fare quella ricerca che i ladri italiani hanno vietato, ma certo neppure avremmo voluto vedere la deriva raggiunta dai sette neoricchi che indossano ori e pellicce, frequentano escort e si ubriacano alla festa del celibato citando fino all’osso il ben più riuscito film “Una notte da leoni”, vincente nel suo genere.

Onore al merito di avere centrato una piaga sociale di cui si dice poco; complimenti per avere anche fornito una chiave di lettura vibrante e ironica; peccato che la tentazione di fare ridere ha allagato il finale di superficialità. Da vedere per imparare a difendere con ogni mezzo il sapere: senza di lui moriremo tutte/i.

Cristiana La Capria

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Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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