CARO INSEGNANTE. AMICHEVOLI SUGGESTIONI PER GODERE (L)A SCUOLA

di Paolo Mottana, Franco Angeli 2007, p. 96

CATEGORIA:  saggistica

A CHI?  ai docenti che vogliono mettersi in gioco

PERCHE’?  per imparare a leggere i propri errori, per trovare il coraggio di cambiare e rimettersi in pista per amore del sapere e per educare con passione

IL LIBRO è una sorta di pamphlet  in forma di lunga epistola colloquiale, vivente, piena di respiro inviata dall’autore all’insegnante. Quale insegnante? Il mittente lo avvisa dal principio: si abbandoni pure alla lettura colei o colui che si sente capace di mettersi in gioco. Il resto è diffidato dal farlo, si potrebbe offendere o farsi male. Il tono è vibrante, nudo e crudo ma elegante, esplicito, irriverente e anche carico di motivazione a fare a pensare ad osare nella scuola tutto ciò che serve a farle respirare aria vitale. Il testo corre, scorre velocemente sotto gli occhi. Termina con una sensazione di consistenza soddisfacente ma non troppo, forse per alcuni aspetti un po’ pesante da digerire. Come quando mangi un pasto prelibato ed esotico che ti lascia una strana pienezza allo stomaco perché sai che, per quanto buono quel piatto sia stato, ti procurerà un piccolo bruciore di stomaco. Perché se leggi e sei un’insegnante non puoi non fare i conti con le mancanze, le perversioni, gli errori della scuola e soprattutto i tuoi. L’autore ci mette sotto il naso, senza tanti giri di parole, le brutture degli spazi e degli edifici, l’inconsistenza della programmazione, la funzione striminzita esercitata dal sistema di valutazione. Ovviamente ci arrivano anche dei sentiti e semplici suggerimenti per controbilanciare i disastri eclatanti commessi in tanti anni di storia della scuola. Ne voglio ricordare uno che ci invita a slegarci dall’ossessione di rendere competitivo lo studente sul mercato del lavoro, di rendere la scuola serva bella e buona dell’utile: “essa non è una protesi dell’apparato industriale, essa è e dovrebbe restare un’altra cosa: l’opportunità massima che la nostra società può offrire di conoscere ciò che non è utile all’impresa”. Cioè il bello, il profondo, l’inconsueto sapere fine a sé stesso. Meno male che qualcuno ce lo ricorda.

Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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