INSIDE OUT

– di Pete Docter, USA 2015, durata 102 minuti –

Ridere e piangere

A CHI: Ai genitori appesantiti dall’ansia

PERCHE’: per imparare che bambini e bambine non vanno protetti dalle emozioni negative, che il non piangere fa molto male. Per apprezzare i toni antieroici di un film che guarda le cose dal di dentro.

IL FILM: Il posto che occupa per più tempo l’attenzione sta a metà tra una navicella spaziale e un bazar di oggetti trasparenti e rotondi, è abitato da cinque esserini di vari colori che, ce ne accorgiamo subito, raffigurano le cinque emozioni primarie: gioia, tristezza, paura, disgusto, rabbia. Dove siamo? Dentro la mente di una fanciulla. Lei ha circa undici anni, abita in un piccolo paese freddo, va a scuola, passa i weekend a pattinare con mamma e papà. Ogni volta che cade, gioca, dorme, mangia, studia, dalla sua centralina mentale i cinque esserini emozionali si attivano per stabilire chi di loro reagirà a quel certo evento; in realtà non c’è nessuna democrazia, nella scala gerarchica delle emozioni in cima si trova soltanto la gioia che interviene pressoché in ogni evenienza a colorare di tinte luccicanti gli eventi, è la dittatura delle emozioni positive, perché lei, la fanciulla, deve essere contenta, allegra, divertita, su di morale; un’occasione sconfortante o deludente potrebbe rompere l’equilibrio emotivo perfetto. Va da sé che le emozioni difficili da reggere, come la paura e specialmente la tristezza, vanno tenute lontane dalla sala pilota, potrebbero interferire provocando sofferenza insopportabile, dolore ingestibile. Poi, però, un evento inaspettato come il trasferimento in un’altra città causerà una serie di reazioni che non potranno più tenere in disparte l’unica emozione giusta per affrontare la separazione e il distacco: la tristezza. La rappresentazione in forma animata delle emozioni e della loro funzione deve avere avuto alle spalle un pool di consulenti fatti di psichiatri e psicoanalisti di ultima generazione perché non è facile trasporre sullo schermo le complesse dinamiche mentali che coinvolgono emozioni, ricordi, esperienze. Non è facile intrattenere lo sguardo senza mettere in primo piano un eroe e le sue rischiose avventure fatte di azioni di forza, non è facile imbastire una storia che ha per protagonista la dimensione emozionale, vissuta da un personaggio molto comune, di genere femminile. Peccato, però, che le inquadrature riportano o il dentro o il fuori dell’esperienza, lasciando intendere che vi è un rapporto di causa ed effetto tra emozioni ed eventi, tra interno e esterno. Nella realtà non ci sono le emozioni che pilotano le nostre reazioni in forma immediata, né ci sono eventi che invocano le nostre emozioni come se fossero entità autonome, non ci sono ricordi inanimati, raggruppati in sfere di cristallo; ricordi sono vivi e vegeti e, anzi, lavorano in stretta collaborazione con le emozioni. In ogni caso è ammirevole lo sforzo di avere provato a mettere in scena il complesso gioco di emozioni e pensieri che orienta le nostre esperienze. Ammirevole è l’avere costruito un plot senza il solito scontro tra il Bene e il Male; ammirevole è la combattuta amicizia tra la gioia e la tristezza, parti che stanno bene solo se si completano reciprocamente; ammirevole e utile è soprattutto l’avvertimento ai genitori ansiosi, a quelli che io chiamo genitori-controfigura, che vivono per sostituirsi alla figliolanza in ogni circostanza difficile, per salvarla da emozioni spiacevoli, per annullare la frustrazione. La tristezza, rappresentata con un girovita tondeggiante e un paio di occhialoni buffi, è l’unica emozione che separa, che rompe l’illusione di avere tutto e per sempre, è l’unica che porta nel profondo delle cose, che fa sentire freddo ma dà l’energia per muoversi ancora. Da vedere per smettere di illudere le giovani generazioni con false certezze. La verità è che chi nun chiagne nun po’ mai rirere.

 

Cristiana La Capria

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Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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