SUFFRAGETTE

– di Sarah Gavron, USA 2015, durata 106 minuti –

Meglio ribelli che schiave

A CHI? A tutte le donne, specie a quelle giovanissime

PERCHE’? Per imparare la storia di quelle donne che hanno costruito la strada su cui ancora oggi camminiamo ogni giorno. Per provare il gusto di ammirare delle grandi che ci hanno insegnato che è meglio essere ribelli che schiave …

IL FILM. Lo sentite? E’ il roboante ingranaggio di una macchina che gira e gira e stanca le orecchie di tutte quelle donne piegate in due a lavare, stirare, inamidare le camicie degli uomini. Stanno composte, remissive, sudate e silenziose, in file ordinate dentro una fabbrica di Londra. Così la cinepresa ci fa entrare nelle pieghe di un mondo di donne senza diritto di voto, senza diritto di voce, senza diritto di essere pari agli uomini. Lavorano 1/3 in più dei maschi ma guadagnano 1/3 in meno, non sono protette, non curate, respirano il vapore e si ammalano ai polmoni, stanno ore in piedi e le vesciche inondano le gambe, si amputano le dita, si infuocano la schiena, subiscono molestie sessuali. E stanno zitte. Ma nel 1912 parecchie donne, sotto la guida dell’ingegnosa Emmeline Pankhurst, si mettono a urlare. Lo fanno con i fatti, non con le parole. Donne single, ma anche donne sposate, con un lavoro, un marito e dei figli rischiano la pelle per rovesciare la realtà. Entriamo nella vita di una di loro, Maud Watts, una giovane mite che lavora in fabbrica insieme al marito, la sera torna dal figlio, lo tiene in braccio fino a che la stanchezza non abbassa le palpebre. Ma le sevizie, le botte, i tradimenti rendono ai suoi occhi gli uomini sempre più pericolosi. Si aggrega timidamente alle suffragette,e poi si mette con vigore in prima fila tra coloro che chiedono il voto. Ma gli uomini non ascoltano, non vogliono farlo. Come ha scritto Deleuze il centro è fermo, tutto il movimento sta ai margini: chi ha il potere non vuole cambiare, lo spostamento di rotta lo chiede chi viene messo in periferia. La lotta diventa sempre più intensa, Maud e le sue compagne rompono le vetrine, fanno saltare gli snodi di comunicazione, incendiano i siti del telegrafo, fanno lo sciopero della fame. Vengono bastonate, strattonate, incarcerate per questo. Maud viene cacciata di casa dal marito che si è sentito “umiliato” dal suo comportamento irriverente e, per questo, le strappa via anche il figlio. Eppure lei prosegue nella lotta, malgrado gli uomini contro, malgrado molte donne contro. Perché è molto pesante il macigno dell’abitudine che fa credere come vero e immutabile anche un mondo fatto di soprusi, di ingiustizie, di prepotenze. La donne, l’altra metà del genere umano, non devono avere lo stesso potere degli uomini. E allora se lo prendono da sole. Un film corale, dosato nei toni, nella rappresentazione della sofferenza, del coraggio, delle azioni incarnate da personaggi intensi eppure capaci di esprimere con naturalezza la rabbia per non avere riconosciuto ciò che è vitale, donne che interpretano una forza straordinaria, donne come siamo noi: operaie, farmaciste, scrittrici con il bisogno ineludibile di affermare il potere, di fare le leggi e non subirle. La partita non si chiuderà facilmente, la lotta è impregnata di sudore, di coraggio, di sacrificio, come sanno tutte coloro che hanno dovuto combattere per essere chi sono diventate. Da vedere per ammirare con fierezza delle grandi donne, per ringraziarle di ciò che hanno fatto per noi e anche per non dimenticare che le conquiste, se non si difendono, si perdono.

Cristiana La Capria

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Cristiana La Capria

Insegna appassionatamente lettere in una scuola secondaria di secondo grado. Si interessa di pedagogia delle differenze e studia il potenziale educativo di cinema e narrativa. Si occupa di formazione degli insegnanti. Scrive saggi e ultimamente testi di narrativa.

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